È giunto l’epilogo sulla spinosa vicenda durata dieci mesi e che riguardava il Castello delle Cerimonie. E finisce tutto in maniera inaspettata.
Castello delle Cerimonie, la vicenda è giunta a conclusione dopo che la giunta comunale di Sant’Antonio Abate, dove sorgeva la struttura, si è espressa ad inizio dicembre. Per la famiglia Polese non c’è niente da fare, non è più possibile esercitare in quello storico ambiente, che dal 1979 ospitava un sontuoso ristorante ed una struttura alberghiera annessa. Il Consiglio Comunale presieduto dalla sindaca Ilaria Abagnale ha compiuto un passo significativo verso la pianificazione del futuro di questo compendio immobiliare conosciuto come “Grand Hotel La Sonrisa”.
Quello di Castello delle Cerimonie era invece la denominazione che andava a connotare la trasmissione televisiva. Di rimando poi “La Sonrisa” è stata chiamata parallelamente così. Il game over definitivo per i Polese è frutto della sentenza della Corte di Cassazione, emessa il 15 febbraio 2024, le cui motivazioni sono state rese note il 14 ottobre dello stesso anno. E poi ha avuto luogo una ulteriore decisione che ha visto la Abagnale annunciare la revoca dei permessi per i Polese. Il sequestro era avvenuto a seguito di irregolarità legate al riconosciuto reato di lottizzazione abusiva, rendendo ora l’immobile di proprietà dell’ente comunale.
Durante l’ultima seduta consiliare, il Consiglio ha adottato all’unanimità un provvedimento che stabilisce le linee guida per l’analisi e la pianificazione dell’area. La sindaca Abagnale ha evidenziato l’importanza di seguire le indicazioni fornite dalla Corte, che sottolineano il ruolo centrale del Comune nella programmazione e gestione del territorio. Ora, come indicato nella delibera, è richiesto al Dirigente del Settore Tecnico di elaborare una relazione dettagliata.
Questa relazione dovrà considerare diverse opzioni per il futuro del compendio immobiliare. Inclusa una analisi approfondita dei costi e dei benefici relativi a diverse possibilità di recupero o trasformazione dell’area. Il Consiglio ha inoltre specificato che, se necessario, si potranno coinvolgere esperti esterni per garantire una valutazione completa e professionale. La pianificazione dovrà tener conto delle caratteristiche dell’area, che si estende su circa 44.000 metri quadrati.
Qualsiasi intervento dovrà essere in armonia con le aree circostanti e dovrà prendere in considerazione le infrastrutture già esistenti, oltre a quelle che dovranno essere realizzate in futuro. Questo approccio mira a garantire una gestione sostenibile e integrata del territorio.
Il Consiglio Comunale ha anche richiesto una valutazione delle possibili destinazioni d’uso per l’area, sia con che senza gli attuali edifici. L’analisi dei costi di pianificazione e i benefici potenziali per la comunità di Sant’Antonio Abate saranno elementi chiave per guidare le future decisioni. Qualora si riscontri che i costi di recupero siano troppo elevati o che la pianificazione non sia realizzabile, il Consiglio ha dato mandato al Dirigente del Settore Tecnico di procedere con la demolizione delle strutture presenti sull’area confiscata.
La questione del “Grand Hotel La Sonrisa” non è isolata, ma si inserisce in un contesto più ampio che coinvolge la comunità di Sant’Antonio Abate. La struttura ha una storia controversa, essendo stata associata ad irregolarità e problematiche legate alla gestione del territorio. La confisca e la successiva presa in carico del compendio da parte del Comune rappresentano un’opportunità per ripensare e rivalutare l’uso di questo spazio. Però si trattava anche di una attività che dava lavoro a centinaia di persone del luogo e che muoveva un flusso economico importante.
Recentemente, il Tar ha sospeso la revoca delle licenze al “Castello delle Cerimonie”, un altro importante luogo di eventi che ha visto un’attenzione mediatica significativa. Questi eventi evidenziano la necessità di una chiara strategia di sviluppo per Sant’Antonio Abate, che possa bilanciare le esigenze economiche con quelle sociali e urbanistiche.
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