Politici e il rimborso viaggi, perchè è peggio dell’aumento degli stipendi: la beffa

Facciamo chiarezza riguardo la disposizione del rimborso spese per i viaggi dei politici: è addirittura più vantaggioso dell’aumento degli stipendi. C’è aria di beffa.

Potremmo trovare ben tre motivazioni diverse per cui questa disposizione che prevede il rimborso per i viaggi ai politici sarebbe in realtà più vantaggiosa dello stesso aumento degli stipendi. Per chi non è ancora aggiornato, chiariamo che è stato stabilito un rimborso spese per le trasferte a tutti i ministri e sottosegretari non residenti a Roma che si sposteranno a partire da gennaio 2025.

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Rimborso spese viaggi dei politici: la beffa (Calcolatorionline.it)

In particolar modo, queste erogazioni saranno riconosciute per tutte le spese sostenute dal tragitto di residenza o domicilio fino al posto dove svolgeranno l’attività lavorativa, indipendentemente dal mezzo di trasporto utilizzato: volo, treno o automobile. Chi ha analizzato i numeri che ruotano intorno a quest’ultima disposizione, ha compreso che cela una beffa bell’e buona: addirittura, questa manovra sarebbe persino più conveniente di un aumento degli stipendi. Capiamo perché.

Rimborso viaggi dei politici, perché é più conveniente di un aumento degli stipendi

Da quando i numeri sono stati messi allo scoperto, una decisione che apparentemente doveva sembrare semplice, sta innescando una domanda dopo l’altra. Cerchiamo di capire cosa cena davvero questa misura che entrerà in vigore nel 2025. La questione è al centro di discussioni che coinvolgono economia, trasparenza e percezione pubblica. Dietro cifre e normative, si nasconde una dinamica che potrebbe sorprendere.

Il rimborso del viaggio tra il domicilio e la capitale è stato pensato per sostituire l’aumento degli stipendi che era stato inizialmente previsto, ma si sta rivelando molto più di un semplice beneficio economico. Analizzando i dettagli, emergono alcuni punti critici che portano a una domanda importante: quanto conviene davvero questo rimborso?

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Rimborso spese viaggio più conveniente dell’aumento degli stipendi (Calcolatorionline.it)

Il rimborso spese è stato annunciato come una soluzione per evitare l’ondata di critiche che si sarebbe abbattuta sull’aumento degli stipendi. Ma c’è un aspetto che sembra sfuggire: l’assenza di limiti chiari sulle somme rimborsabili potrebbe rendere questa misura ancora più onerosa per lo Stato. Al momento, i politici non eletti devono pagare di tasca propria le trasferte verso la capitale, ma dal 2025 lo scenario cambierà. È previsto un fondo annuo di 500mila euro, che dovrebbe coprire circa 2.300 euro al mese per ciascun beneficiario.

2300€ al mese per ciascun politico di rimborso viaggi

Questi numeri, però, non sono definitivi. Le cifre devono ancora essere confermate ufficialmente, così come i dettagli delle spese rimborsabili. L’attuale formulazione della norma fa riferimento esclusivamente ai viaggi tra domicilio e luogo di lavoro, escludendo altre spese come quelle per il soggiorno a Roma. Ma cosa accadrebbe se venissero incluse anche queste? Gli importi potrebbero raddoppiare o addirittura triplicare, trasformando un rimborso in un benefit dal valore considerevole.

Senza una chiara definizione dei limiti, c’è il rischio che questa misura finisca per gravare pesantemente sulle casse pubbliche, alimentando ulteriori critiche. Un altro elemento di questa vicenda riguarda la tassazione. Gli stipendi, come noto, sono soggetti all’Irpef e a tutte le altre trattenute previste dalla legge, che riducono significativamente l’importo netto percepito rispetto al lordo. I rimborsi spese, invece, non seguono la stessa regola. Sono fiscalmente deducibili, il che significa che non vengono tassati. Ogni euro rimborsato ai politici arriva nelle loro tasche senza subire alcuna decurtazione.

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Quanti soldi al mese prendono i politici per i rimborsi viaggio (Calcolatorionline.it)

Questo aspetto, apparentemente tecnico, fa una grande differenza. Per chi li percepisce, i rimborsi sono molto più vantaggiosi rispetto a un aumento di stipendio, mentre per lo Stato rappresentano una spesa netta, senza alcun ritorno fiscale. In questo contesto, la scelta di preferire i rimborsi agli aumenti appare tutt’altro che neutrale. Si tratta di una misura che, nella sostanza, premia di più chi la riceve, ma penalizza maggiormente le finanze pubbliche.

La beffa dietro i rimborsi spese per le trasferte

Gli aumenti di stipendio inizialmente previsti avrebbero riguardato solo 17 tra ministri, viceministri e sottosegretari non parlamentari. I rimborsi spese, invece, saranno estesi anche ai sottosegretari non eletti, ampliando significativamente il numero di persone coinvolte. Questo allargamento del pubblico destinatario, pur essendo giustificato dall’intento di sostenere le spese di chi svolge incarichi istituzionali lontano dalla propria residenza, comporta un aumento proporzionale dei costi complessivi.

La questione dei rimborsi spese per i politici solleva quindi interrogativi non solo sul piano economico, ma anche su quello etico e politico. I cittadini, sempre più attenti alla gestione delle risorse pubbliche, potrebbero vedere questa misura come un privilegio mascherato, specialmente in un periodo di difficoltà economica generale. La trasparenza e la chiarezza nella definizione dei criteri e dei limiti saranno determinanti per evitare che questa scelta si trasformi in un nuovo motivo di polemica.

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