Il 2025 inizierà con una buona notizia, almeno per i liberi professionisti titolari di Partita Iva: una grande novità è in arrivo.
Nuove regole fiscali interesseranno i liberi professionisti titolari di Partita Iva, soprattutto coloro che operano con il regime forfettario. È una rivoluzione che parte dalle basi del calcolo del reddito e arriva fino ai dettagli dei rimborsi spese. Vediamo in che modo incideranno queste nuove normative sulla vita quotidiana di chi lavora in proprio.
Una recente riforma dell’Irpef, approvata dal Consiglio dei Ministri, ha introdotto un nuovo modo di calcolare il reddito per i lavoratori autonomi, confermando un principio fondamentale: il principio di cassa. Questo significa che ciò che conta non è il momento in cui una fattura viene emessa, ma il momento in cui il denaro arriva sul conto o viene effettivamente speso. La nuova regola potrebbe avere un impatto concreto sul modo in cui i professionisti gestiscono i flussi di denaro e pianificano il proprio lavoro.
Partite Iva, cambiamenti in arrivo con la riforma dell’Irpef
C’è, però, una nuova definizione che sta attirando l’attenzione degli esperti: la “onnicomprensività”. In base a questa novità, il reddito da lavoro autonomo non è altro che la differenza tra tutti i guadagni percepiti e le spese effettivamente sostenute durante l’anno fiscale. Questo approccio punta a una trasparenza totale, ma con un’importante eccezione che potrebbe cambiare le regole del gioco. Se un pagamento viene ricevuto nell’anno successivo rispetto a quando è stata emessa la fattura, il reddito sarà comunque attribuito all’anno in cui è stata versata la ritenuta d’acconto. È una regola che, a prima vista, sembra tecnica, ma che in realtà può incidere pesantemente sulla programmazione economica di un professionista.
Per comprendere meglio, analizziamo un caso concreto: un professionista emette una fattura il 29 dicembre, ma il pagamento del cliente arriva il 2 gennaio, con la ritenuta versata a febbraio. In base alla nuova normativa, quel reddito non verrà considerato nell’anno in cui la fattura è stata emessa, ma in quello successivo. Questo dettaglio, apparentemente insignificante, potrebbe influenzare le scelte e le strategie di chi lavora con flussi di cassa strettamente pianificati.
Un altro elemento centrale di questa riforma riguarda i rimborsi spese, spesso considerati un aspetto secondario, ma che in realtà rappresentano una parte importante della gestione economica di molti professionisti. Fino ad oggi, quando un committente rimborsava una spesa, questo importo veniva aggiunto al reddito imponibile del professionista. Con le nuove regole, le cose cambiano: i rimborsi non saranno più inclusi nel reddito, a patto che siano legati a spese effettivamente sostenute e debitamente giustificate.
Principio di cassa e rimborsi spese: cosa cambia per le Partite Iva
Questa modifica rappresenta una vera e propria svolta per chi opera nel regime forfettario. Prima della riforma, i rimborsi contribuivano a formare il reddito complessivo del professionista, con inevitabili impatti fiscali. Ora, invece, i professionisti forfettari beneficeranno di un trattamento simile a quello dei colleghi che adottano il regime ordinario.
È un passo avanti verso una maggiore equità fiscale, ma introduce anche nuovi obblighi in termini di documentazione e tracciabilità delle spese. Se il committente non paga i rimborsi, il professionista ha comunque la possibilità di dedurli dal proprio reddito, ma solo in situazioni specifiche, come il fallimento del committente o la prescrizione del diritto al credito.
Il principio di cassa, già noto ai professionisti, rimane un punto fermo nella nuova normativa, ma con alcune precisazioni che ne rafforzano l’applicazione. Questa regola stabilisce che ricavi e spese devono essere registrati nel momento in cui il denaro entra o esce dal conto del professionista. Ma è bene comprendere cosa accade quando ci sono ritardi nei pagamenti o quando i bonifici bancari vengono accreditati con qualche giorno di differenza rispetto alla fine dell’anno fiscale.
Reddito attribuito in base al versamento e non in base alla fattura
La riforma chiarisce che, se un pagamento viene effettuato dal committente entro la fine dell’anno, ma accreditato sul conto del professionista solo nell’anno successivo, il reddito sarà attribuito all’anno in cui è stato effettuato il versamento. Questo dettaglio risolve molte ambiguità che in passato potevano creare problemi interpretativi, soprattutto nei casi in cui i tempi tecnici bancari non coincidevano con le esigenze fiscali.
Un esempio pratico può aiutare a capire meglio: se un cliente dispone un bonifico il 31 dicembre, ma il denaro arriva sul conto del professionista il 3 gennaio, quel reddito sarà comunque attribuito all’anno precedente. È una regola che mira a garantire maggiore coerenza, ma che richiede una gestione più attenta dei tempi e delle modalità di pagamento.