Secondo la legge italiana, un testamento potrebbe essere considerato nullo in determinate situazioni: tutti i casi previsti.
L’ordinamento giuridico italiano prevede una serie di norme che riguardano l’eredità e la successione alla morte di una persona. Secondo quanto la legge, un soggetto può disporre le sue volontà in merito al proprio patrimonio attraverso il testamento.
Si tratta di un atto revocabile che deve essere sottoscritto direttamente dal testatore e di cui esistono tre tipologie: olografo, pubblico e segreto. In alcune circostanze particolari, previste dalle normative vigenti, il documento può essere considerato nullo o annullabile. Nel primo caso, l’atto non ha completamente efficacia, mentre se annullabile la sua efficacia è temporanea.
Un soggetto può disporre le proprie volontà, valide alla sua morte, attraverso la sottoscrizione di un testamento. In alcuni casi, come già detto in precedenza, questo atto può essere considerato nullo o annullabile.
A richiedere la nullità sono gli eredi del de cuius, ma tale richiesta può avvenire solo in specifiche situazioni. La prima, stando alla normativa vigente, si verifica quando l’atto presenta dei vizi di forma che possono consistere nell’assenza della data o della firma (questo per quanto riguarda il testamento olografo), la mancanza di testimoni (testamento pubblico) o, infine, il mancato sigillo quando il testatore ha sottoscritto un testamento segreto.
Esistono anche i vizi di volontà. Questi si verificano, ad esempio, quando un testamento viene sottoscritto sotto minaccia o coercizione fisica, ma anche quando eventuali errori del testatore su fatti o persone hanno influenzato le sue volontà. Infine, vengono considerati come vizi di volontà anche errori provocati da inganno o comportamenti fraudolenti.
Non viene considerato valido anche un testamento redatto da un soggetto che, al momento della sottoscrizione, era incapace di intendere e volere o dichiarato incapace legalmente. Infine, in un altro caso un testamento è considerato nullo: se al suo interno siano state inserite clausole o volontà che violano le norme, compresa quella che riguarda le quote legittime, ossia la parte di eredità che spetta ai parenti più stretti del defunto e tutelata dalla legge.
In questi casi appena descritti, gli eredi possono impugnare il testamento avviando un’azione per far dichiarare nullo l’atto integralmente o parzialmente. A quel punto, il giudice valuterà il caso per verificare se vi siano stati illeciti o vizi che se dovessero essere accertati porteranno all’inefficacia del documento e alle procedure per la suddivisione dell’eredità in caso di mancanza di testamento.
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